Percorriamo strade in lungo e in largo, strade esteriori e strade interiori, viuzze e vicoli, sentieri, piazze e radure … camminiamo e corriamo… abbiamo voglia di cambiare. Ma cos’è il cambiamento? Ognuno di noi ne ha una comprensione immediata e diretta data dalle sue esperienze, ma c’è qualcosa che ancora ci sfugge nel voler perseguire un cambiamento interiore che ci permetta di sviluppare un’attitudine diversa e più “accogliente” verso la vita. “Non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume” diceva Eraclito, uno dei più grandi filosofi presocratici. Il fiume, infatti, sembra sempre uguale, ma le sue acque, scorrendo continuamente, non sono mai le stesse. Panta Rei… tutto scorre, tutto cambia, tutto si trasforma. A dirlo sono le leggi stesse della fisica. Per cambiamento si intende un passaggio da uno stato ad un altro, una variazione in ciò che già c’è. E’ una tematica difficile e profonda, quella del cambiamento. Nonostante siamo a conoscenza della continua trasformazione (anche nel corpo, dove miliardi di cellule muoiono ogni giorno), non ne abbiamo ancora una vera consapevolezza. E’ molto difficile cambiare. Perché? Ogni cosa, ogni concetto, ha bisogno innanzitutto di un presupposto chiaro dal quale partire per poter poi sviluppare tutto il resto, altrimenti sarà come sbagliare ad allacciare il primo bottone di una camicia: tutti gli altri risulteranno sbagliati. Sbagliata la radice, sbagliati i rami. Dobbiamo quindi investigare il primo bottone: cos’è per noi il cambiamento? Cosa vogliamo cambiare? Perché? Ho assistito spesso a lotte estenuanti durante i percorsi cosiddetti di crescita (assistendo anche alle mie stesse lotte, ovviamente) perché il focus era: “cosa devo diventare”. E’ qui che forse si nasconde la trappola sottile dell’ego: cambiare equivale a diventare qualcosa di diverso, qualcosa che assomigli il più possibile al nostro ideale. Ma il fiume di Eraclito non diventava montagna, cambiava in continuazione restando fiume. Non è possibile, e nemmeno auspicabile, diventare leoni se siamo agnelli. E’ bene, piuttosto, cercare di essere dei buoni agnelli, sviluppando le nostre qualità innate e facendone un punto di forza. Se aspiriamo a diventare qualcos’altro resteremo sempre in uno stato di frustrazione. Cambiare significa scoprire chi siamo e viverlo, perché solo così realizzeremo il nostro potenziale. Cambiare significa liberarsi dall’illusione di essere un’esistenza individuale separata da tutto il resto e realizzare che siamo già un’unità. C’è un grande dolore, nel sentirsi separati, e nel sentirci separati vogliamo assomigliare ad altro per sentirci uguali ed interi, in un gioco senza fine. Riporto un estratto del libro di Tiziano Terzani “Un altro giro di giostra”: “Il punto importante è che l’onda non ha bisogno di diventare l’oceano, deve solo rendersi conto di essere l’oceano. Si è quello che si è. Non c’è da cambiare, c’è semplicemente da capire chi si è”. Trovo che sia meraviglioso benché non semplice…